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«Cristina Sparagana è una musa che sempre combatte, border line tra la vita e il sogno. ¿La vida es sueño? Scrive combattendo, per essere libera, difendere se stessa e tutto l'amore che intona e rappresenta. Ogni poesia, quelle ad esempio dedicate alla figlia Chicchi, è un decreto, un decretale sull'amore di madre; e insieme, un'enciclica laica sulle virtù delle donne, su ogni giovane, impaziente amore di figlia... In piena ressa ed ebbrezza sinestetica (sinestesia è ogni rimbaudiano "sregolamento dei sensi"), i luoghi avvengono, il tempo è anche spazio, i colori suonano, le visioni cantano insomma i loro armonici, e le parole strimpellano tutte le proprie ubbie trasognate, o concrete paure... Tutto è mistero - e la vita è mistero usuale. E questa ne è la sua poesia. Un poema ininterrotto, dove in una inestinguibile e continua veglia onirica - giura Cristina - "mi abbracciano / sognando gli animali / delle acquate / e del fieno..."» (Dallo scritto di Plinio Perilli)